Dopo la visione di Un uomo da marciapiede (Midnight Cowboy) rifletto sulle seguenti cose.
1) I paesaggi sterminati e desolati del sud degli Stati Uniti, dove alla natura brulla e alle costruzioni basse non si uniscono mai e poi mai edifici storici: com'è quindi possibile per queste persone sviluppare interesse per il passato, e non essere invece solo e completamente proiettati sul futuro?
2) L'incrollabile buonumore e ottimismo (direi anche candida bontà) del protagonista, incarnazione della american way of life, il quale mastica gomma anche nei momenti più tristi e difficili, come se lo sceneggiatore volesse ricordarci che comunque lui è americano e se la caverà. Di dove gli proviene tutto questo e così tanto, perdio?
3) L'impatto con la città frenetica (NYC) affascina e mette in soggezione, ma chi vuole ce la farà a trovare la propria strada, in un modo o in un altro.
4) I viaggi in pullman che durano 30 ore per attraversare il proprio paese a noi sembrerebbero viaggi della morte, invece lì sono metodi di spostamento usuali.
Non mi ricordo se c'era altro, ma già tanto basta a farmi pensare, ancora una volta, che noi (io) non potremo mai veramente comprendere questo popolo. Troppa distanza ci divide, e non è una critica, è una constatazione. Provare ad immedesimarci è tempo sprecato: vivere la loro vita sarebbe l'unico modo per capirli.
4 commenti:
mettiamo su un sito di recensioni: film, libri, musica e ristoranti. qualcosa di user friendly, senza pretese e con un piglio spietato.
mi trovi d'accordissimo, ad una condizione: che io possa usare le mie recensioni anche per pubblicarle qui sul mio blogghino. allora? lo facciamo? pensa te a iscrivere i soliti noti, io aggiungerei anche qualche altro nome, che poi ti indicherò.
si può fare.
ma ricorda il piglio spietato.
aspetto dunque la notifica di iscrizione come già accaduto per Captchzionario. dai eh. tanto il dottorato l'hai finito, ora sei solo un disoccupato ricco di tempo libero.
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