giovedì 7 novembre 2013

Le oche di Dostoevskij

"Fu sempre per un caso che ci trovammo delle oche in prigione. Ignoro chi le avesse allevate e chi fossero i legittimi proprietari, fatto sta che per un certo periodo divertirono molto i detenuti e acquistarono una certa notorietà anche in città. Le oche erano nate all'interno della prigione e vivevano in cucina. Quando la covata fu cresciuta, l'intera starnazzante brigata prese l'abitudine di accompagnare i detenuti al lavoro. Non appena si udiva il rullio del tamburo e i forzati si avviavano all'uscita, le oche ci correvano dietro schiamazzando, con sbattiti d'ali scavalcavano, una dietro l'altra, l'alta soglia del portello, infallibilmente si dirigevano verso il fianco destro e lì si schieravano in attesa che fosse terminata la distribuzione del lavoro. Si aggregavano sempre alla squadra più numerosa, poi, giunti sul posto di lavoro, si mettevano a beccare lì nei paraggi. Non appena la squadra si avviava per tornare al penitenziario, le oche si muovevano subito anche loro. Per tutta la fortezza si sparse la voce che le oche andavano a lavorare con i detenuti. "Guardate, arrivano i detenuti con le oche!", esclamavano i passanti. "Ma come avete fatto ad addestrarle così?". "Prendete, è per le oche!", aggiungeva un altro offrendo un'elemosina. Eppure, nonostante tutta la loro devozione, in occasione di una qualche festività le oche furono tutte fatte fuori."

F. M. Dostoevskij, Memorie da una casa di morti, 1859

lunedì 4 novembre 2013

In Dostoevskij c'è tutto; non perdete tempo a cercare altrove

F. M. Dostoevskij scrive al fratello nell'ultima lettera prima della partenza per la prigione, 1849.
  
"La vita è dappertutto, la vita è in noi stessi e non fuori di noi. Accanto a me ci saranno esseri umani ed essere uomo fra gli uomini e restarlo sempre, in qualsiasi sventura non avvilirsi, non perdersi d'animo, ecco in che consiste la vita, ecco il suo compito. Ne ho preso coscienza. Questa idea è entrata nella mia carne e nel mio sangue. Guardando indietro penso quanto tempo ho speso inutilmente, quanto ne ho perduto in errori, futilità, incapacità di vivere; per quanto lo apprezzassi, qualche volta ho peccato contro il mio cuore e il mio spirito, e il mio cuore sanguina. La vita è un dono, la vita è felicità, ogni minuto poteva essere un secolo di felicità. Si jeunesse savait! Adesso, cambiando vita, rinasco in una nuova forma. Rinascerò migliore. Ecco la mia speranza, tutto il mio conforto."