giovedì 29 dicembre 2011

Ricetta tronchetto natalizio

Note: preparare le tre componenti rigorosamente nell'ordine. Non aspettare troppo a farcire la pasta, perché via via che raffredda diventa più rigida e quindi difficile da riarrotolare. L'ideale è avere la farcitura pronta da spalmare quando la pasta è ancora tiepida.

Preparate la farcitura facendo sciogliere a bagnomaria 100 g di cioccolato bianco e 30 g di burro, aggiungendo 100 g di panna fresca e mescolando bene il tutto. Riponete la crema in frigo a rassodare per una mezz'ora, poi tiratela fuori e montatela con le fruste elettriche, dovrà raggiungere una consistenza soda.

Preparazione del biscuit - ovvero la pasta.
Separate gli albumi dai tuorli di 4 uova.
Montate con la frusta elettrica i 4 tuorli e 75 g di zucchero, finché saranno gonfi e spumosi.
Aggiungete 75 g di farina, montate a neve i 4 albumi e aggiungeteli delicatamente all'impasto, mescolando dall'alto in basso con una forchetta.
Foderate una teglia da forno rettangolare (di quelle in dotazione al forno medesimo) con carta da forno, spalmateci sopra il composto livellandolo bene e dandogli forma rettangolare, fino a uno spessore di un cm scarso.
Infornate a 180° per 13 minuti, togliete subito dal forno e arrotolate la pasta su se stessa senza togliere il foglio di carta forno, fate raffreddare la pasta in forma di spirale, allargandola un po' dopo qualche minuto e poi di nuovo arrotolandola, in modo da farla rimanere elastica e da non farle prendere delle brutte "crepe" in fase di farcitura.

Spalmate tutta la superficie della pasta con la farcitura, arrotolate.

Preparate la glassa di copertura sciogliendo a bagnomaria 100 g di cioccolato fondente, aggiungendo poi 50 g di panna fresca, 3 cucchiaiate colme di zucchero a velo. Mescolate energicamente e velocemente, poi fate colare la glassa sul tronchetto arrotolato.
A questo punto il tronchetto deve passare almeno mezz'ora in frigo perché la glassa raggiunga la giusta consistenza.

Al momento di servire tagliate via le due fette estreme così che il tronchetto si presenti tagliato "preciso" ai due estremi, e ne sia ben visibile l'interno.
Si può decorare con foglie e funghetti di zucchero colorato, per un maggiore effetto bosco.

giovedì 22 dicembre 2011

Dialoghi in tabaccheria

Cliente donna: "Bocchini ce n'ha?"
La Tabaccaia: "no... io, i bocchini, li fo."

Ricetta cipolline stufate

Note: con la cottura dovrebbero diventare meno mefitiche per l'alito, ma non approfittatene. Comunque sono buonissime e io ne mangio sempre a sfinimento.

Le cipolline borettane sono quelle tonde e molto schiacciate, fresche, di colore giallo chiarissimo tendente al verde, si trovano di solito già pulite (private della buccia secca) confezionate a vassoietti da 250 g nel banco frigo.
Compratene una confezione, controllate le cipolline una ad una per togliere eventuali radici e strati più esterni particolarmente secchi o viceversa un po' marci.
Lessatele in acqua bollente per circa 10 minuti, scolatele, mettetele in padella con olio d'oliva, sale, e a scelta:
una punta di cucchiaio di zucchero + una spruzzata abbondante di aceto bianco;
mezzo bicchiere di passata di pomodoro.

Cuocete per una decina di minuti a fuoco medio, finché il fondo di cottura si sia ristretto.

mercoledì 14 dicembre 2011

La verità è sempre attuale

"Meglio lo stato è costituito, più gli affari pubblici prevalgono su quelli privati nello spirito dei cittadini. Vi sono anche molto meno affari privati, perché, dato che la somma della felicità comune costituisce la porzione più considerevole di quella dell'individuo, costui ha meno interesse a ricercarla nelle cure private.
In un paese ben condotto ciascuno vota nelle assemblee; sotto un cattivo governo, nessuno vuol fare un passo per recarvisi, perché nessuno si interessa di ciò che vi si fa, dato che si presume che la volontà generale non vi dominerà e perché in fine le preoccupazioni domestiche assorbono ogni cosa. Le buone leggi ne fanno fare delle migliori, le cattive ne conducono delle peggiori. Non appena qualcuno dice, "che m'importa?" si deve far conto che lo Stato sia perduto."

Jean-Jeacques Rousseau, "Il contratto Sociale", 1762

lunedì 12 dicembre 2011

Caro Monti, ti volevo anche dire un'altra cosa

Egregio Sig. Monti,
lei ci ha parlato di una manovra economica all'insegna di "Rigore, Equità, Crescita". Analizziamo in dettaglio i punti.

[1] Rigore: servono tanti quadrini e alla svelta, ma non per farci qualcosa che serva al popolo italiano, bensì a ripianare il "buco" che c'è nei conti dello Stato, nell'economia a livello macroscopico, a ricuperare punti sullo spread (così ci dite). Il rigore sta nel fatto che i soldi vengono tolti a noi ma non ci vengono resi: darci questa fregatura senza neanche un pensierino pur minimo a noi che questi soldi ce li siamo dovuti sudare, questo è rigore.

[2] Equità: per non scontentare nessuno, avete deciso di colpire tutti. L'aumento delle accise sui carburanti, l'aumento dell'IVA al 23%, la reintroduzione dell'ICI sulla prima casa (la quale ricordiamo ancora una volta è la casa nella quale si vive, casa che non è fonte di reddito) sono tre misure di aggravio fiscale dalle quali nessuno può scappare, nenche i poveracci, che ormai sono una fetta sempre maggiore della popolazione; di qui appunto l'equità.

[Ah! ora ricordo! Avete anche ulteriormente tassato dell'1,5% i capitali rientrati tramite il condono valutario. Intanto, chissà che ci guadagnate con solo l'1,5%; poi non è molto "corretto" cambiare le carte in tavola con queste persone che - pur se evasori e quindi idealmente non più di tanto meritevoli di correttezza - hanno riportato i soldi in Italia a delle condizioni stabilite prima. Forse era meglio lasciar stare tutto com'era, ed evitare ai più di ricordare questo bel regalo che il precedente governo ha fatto a questi signori l'anno scorso.]

[3] Crescita: come conseguenza di [1] + [2] ...Ah sì?!

lunedì 5 dicembre 2011

Caro Monti ti scrivo

Egregio Sig. Mario Monti,

abito in un piccolo paese di provincia dove, Lei si immaginerà, ci conosciamo un po' tutti.
Al mio paese abita una famiglia piuttosto in vista, che conduce una florida attività commerciale, di cui molti compaesani si servono.
Il successo da essi conseguito con la propria abilità imprenditoriale permette ai membri di questa famiglia di possedere, elenco esemplificativo e non esaustivo del loro parco auto, una Mercedes Classe E, un Range Rover Sport, una Fiat 500. L'importo complessivo dei tre acquisti sarebbe sufficiente per comprare un piccolo appartamento, qui dove vivo io; ma forse lei mi dirà che in provincia i prezzi sono bassi...!
E' stato inoltre osservato da molti compaesani che i membri di questa famiglia, e specialmente la signora, acquistano il proprio abbigliamento soltanto nelle boutiques più esclusive e prestigiose della nostra città, ed inoltre tale abbigliamento subisce consistenti e sistematici rinnovi ad ogni cambio di stagione.
Non le sto a dire, poi, della quantità di gioielli che vediamo addosso a questa signora, ogni giorno! Ce ne sarebbe per comprarsi un'utilitaria, a detta dei più fini d'occhio.

Ecco, signor Monti, c'è però in tutto questo una cosa che non riesco a capire: ricorda la storia delle dichiarazioni dei redditi 2005 pubblicate su internet? Si venne a sapere, in quell'occasione, che tale famiglia dichiarava per il 2005, un imponibile di circa 10 000 €.

Ora, noialtri compaesani, nell'ignoranza e nel provincialismo che ci distingue, fummo tuttavia in grado di porre in correlazione diretta detti 10 000 € e, che so, tanto per dire, una Mercedes Classe E, e di rilevare l'esistenza di una qualcerta incongruenza.
Certo, le conclusioni che se ne potrebbero trarre sarebbero fin troppo semplici, tali da offendere l'intelligenza di chi ha conseguito anni e anni di studi e perfezionamento in materia di economia e finanza.

...Molto meglio alzare di altri due punti l'IVA; da misure come questa apprezziamo l'effettiva caratura intellettuale e la competenza della attuale squadra di governo.

Cordialità,

Adelaide

venerdì 2 dicembre 2011

Ridateci quel coso per imparare a ricamare, perdio!


Camillo Langone, sedicente giornalista di un ancor più sedicente quotidiano di cui ometterò il titolo per ragioni di buon gusto e rispetto nei vostri confronti, titolo che tra l'altro vilipende uno dei più grandi valori dell'umanità - ma ricordando Victor Hugo, "la gente pagherebbe per vendersi", quindi spesso quel valore è tale più sulla carta che nella realtà -, dicevo, Camillo Langone (ora non posso scriverlo un'altra volta altrimenti potrei dover aver bisogno urgente del pitale) sostiene che la natalità italiana può risollevarsi facendo smettere di studiare alle donne e tenendole in casa a sfornare lasagne e figlioli.

Ma non lo dice mica lui, attenzione! "Lo dicono le statistiche"!

Ovvero: se la donna va all'università, e poi deve ingranare nel mondo del lavoro (...), e poi fare un po' carriera perché magari una non studia all'università per ricoprire una mansione che poteva ricoprire anche con il diploma, nel frattempo gli anni passano e la donna non può più avere figli perché si sa, gli anni fertili corrispondono a quelli in cui fare carriera.

Tutta questa tirata pro-natalità presuppone ovviamente che i figli siano roba da donne. Ovvero, passati i primi 4 - 6 mesi in cui il bambino va allattato quotidianamente (ma ricordiamo che esiste il tiralatte, e quindi non per tutti e 4 - 6 i mesi la donna deve fisicamente essere lì accanto al bambino che succhia), l'accudimento "non alimentare" del neonato spetta comunque alla donna.
Questo perché si esclude - ovviamente! - la possibilità che gli uomini stiano a casa a guardare i propri figli. Cosa che per esempio in Norvegia succede regolarmente: esiste il congedo di paternità dopo quello di maternità, e il padre è quasi obbligato a prenderlo per permettere alla madre di tornare a lavorare. Babbi che stanno a casa dal lavoro per un anno dopo la nascita del figlio sono all'ordine del giorno, in Norvegia (cfr. puntata di Report del dicembre 2010).

Quando intervistano le donne di successo sulle riviste chiedono loro "come fa a conciliare lavoro e famiglia"; mai che facciano questa domanda agli uomini: tanto ai propri figli ci pensa la loro moglie.

Insomma il teorema del succitato prevede questo: "donne! Se ce la fate a fare carriera e figli contemporaneamente, bene (ma quanto sono generoso, valà); altrimenti lasciate perdere la carriera e fate solo i figli".

"Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito".