Per carità non scherziamo.
Il clown, il pagliaccio, il guitto, il buffone di corte, colui che sbeffeggia e rende in caricatura i difetti e le gaffes dei potenti è sempre stata una figura cruciale nella società: la forma leggera ma puntuale del sempre sottovalutato esercizio dell'autocritica.
Poi ci sta anche che herr Steinbrueck non sappia chi era Heinrich Böll, non sappia che è stato addirittura insignito del premio Nobel, non sappia di conseguenza che è stato l'autore di "Opinioni di un clown", un romanzo che sembra scritto nel 1969 (perché leggendolo nella prospettiva di oggi è facile prevedere che si sarebbe arrivati al '68; ma prevederlo nel 1963 non era mica da tutti).
Il clown, il pagliaccio, il guitto, il buffone di corte, colui che sbeffeggia e rende in caricatura i difetti e le gaffes dei potenti è sempre stata una figura cruciale nella società: la forma leggera ma puntuale del sempre sottovalutato esercizio dell'autocritica.
Poi ci sta anche che herr Steinbrueck non sappia chi era Heinrich Böll, non sappia che è stato addirittura insignito del premio Nobel, non sappia di conseguenza che è stato l'autore di "Opinioni di un clown", un romanzo che sembra scritto nel 1969 (perché leggendolo nella prospettiva di oggi è facile prevedere che si sarebbe arrivati al '68; ma prevederlo nel 1963 non era mica da tutti).