Ieri sera concerto del pianista Niccolò Ronchi al Venerdì Musica dell'associazione Damaris di Pistoia. Indecisa se andare o meno (avevo avuta una giornata lunga ed estenuante), mi convinco a partire e a tornare a casa di filata per dormire quanto prima.
Il pianista è proprio bravo, non c'è che dire: riesce a mettere il giusto pathos in Chopin (obbligatorio), ottima pedalizzazione in Debussy (indispensabile), riesce perfino a farmi sopportare Liszt (che per me è come quando vado dal dentista: "speriamo finisca presto"). Inoltre il giovane (classe 1985) Niccolò ci regala diversi brani dal suo album, musica sullo stile di Giovanni Allevi, che io non apprezzo particolarmente, ma devo dire che alcune cose non mi hanno lasciato insoddisfatta (al contrario di quelle di Allevi, che perlopiù riescono a deludermi).
Dopo un "precipitato" di Prokofiev il pianista si prepara a regalarci qualche encore. Uno di Mozart, uno suo proprio, infine io penserei che abbia finito, e mi dico: "ora quando esce per la seconda volta mi infilo dietro a lui e scappo a casa. Che sonnooo!". Alla fine però non trovo il momento giusto, rimango a sedere, e Niccolò torna alla tastiera.
Ci offre la seguente spiegazione preventiva: "ho avuto dei contrattempi familiari e non sono riuscito a riprendere questo pezzo in mano ultimamente, è un bel po' che non lo suono, ma è anche il mio cavallo di battaglia. Mi verrà bene, ma non bene come potrebbe venirmi se lo riguardassi un minimo." Subito penso: "vabbè, allora suonaci qualcos'altro!, d'altra parte credo che nessuno qui sarebbe in grado di dirti che l'hai suonato male..."
Stupore, emozione, gioja (e anche un gridolino: "ohmammamia!!!") appena sento che quello che sta suonando è il secondo libro delle Variazioni su un Tema di Paganini di Brahms, le quali rappresentano il brano di musica classica da me più amato ed ascoltato in assoluto. Ne ho sentite decine di versioni, e solo una finora mi aveva completamente soddisfatto. Ma questa ultima versione che sto ascoltando la eguaglia sicuramente. Non trovo parole per descrivere l'emozione di quei dieci minuti.
Finisce di suonare e con le lacrime agli occhi prorompo in "Bravo! BRAVO!". Mi ritrovo commossa come non ero mai stata ad un concerto. Non avrei mai creduto che qualcuno potesse avere il coraggio di suonare questa musica così bella e importante come un encore, così, di soppiatto, alla fine. Mi ricorda un po' la storia delle nozze di Canaan.
E improvvisamente, m'è passato tutto il sonno.
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