"Mozart non acquistò tra i contemporanei quell'immediato consenso europeo con il quale erano accolte le composizioni strumentali di Haydn [...] Questo fu certo dovuto al fatto che egli era morto troppo giovane [...] Ma non fu questa la sola ragione: un'altra, più profonda e sostanziale, era connaturata alla qualità della musica di Mozart che [...] era più difficile di quella di Haydn [...]: la pluralità dei temi impiegati negli Allegro, la costruzione dei temi che accostano idee e incisi diversi, le asimmetrie fraseologiche, [...] Ma queste e altre caratteristiche linguistiche, che non favorirono la rapida diffusione delle sue opere, sono il supporto della ricchezza e dell'incanto della sua scrittura.
Spiegare in che cosa consista questo incanto è arduo. [...] l'invenzione melodica con la sua eleganza e la sua essenzialità, e il suo raccordarsi con il ritmo, l'armonia e il gioco strumentale. [...] l'economia del procedere della sua musica. Mozart non è mai prolisso e non è mai troppo stringato, a meno che non lo richiedano i sentimenti che in quel momento esprime.
I sentimenti; la tavolozza espressiva di Mozart è sorprendentemente vasta. Un tempo si esaltava la sua divina leggerezza, l'ottimismo più sereno. Oggi che la sua produzione è conosciuta nella sua totalità sappiamo che egli nutriva la sua musica di opposte condizioni spirituali, e che all'ottimismo più sereno di alcune opere contrapponeva il pessimismo più tragico di altre, passando per un ventaglio di condizioni della mente e del cuore in cui trovano spazio malinconia e gaiezza, dottrina e abbandono, sagacia e ironia."
da "Nuova storia della musica", di Riccardo Allorto, Ricordi.
Nessun commento:
Posta un commento