What really knocks me out is a book that, when you're all done reading it, you wish the author that wrote it was a terrific friend of yours and you could call him up on the phone whenever you felt like it. That doesn't happen much, though.
J.D. Salinger, The Catcher in the Rye
giovedì 28 gennaio 2010
Ricetta crocchette di cavolfiore
Note: ideale da fare con cavolfiore avanzato. Ricetta economica e che risolve un pasto!
per 4 persone
Lessate in acqua salata a bollore un piccolo cavolfiore al quale avrete tolto le foglie esterne più dure (quelle interne invece tenetele). Scolatelo e lasciatelo raffreddare completamente.
In una terrina mescolate il cavolfiore sbriciolato con una forchetta, 2 uova sbattute, 4 cucchiai di farina, 3 cucchiai di parmigiano grattugiato, sale, pepe, formando un impasto piuttosto denso. Prelevate l’impasto a cucchiaiate e friggetelo in una padella con 3 dita di olio per friggere bollente. Se le crocchette non formano degli agglomerati compatti durante la cottura, ma tendono a disgregarsi, significa che bisogna aggiungere farina all’impasto. Quanta, è difficile stabilirlo: dipende dalla grandezza delle uova e del cavolfiore.
Rigirate le crocchette quando sul lato cotto si sarà formata una crosticina dorata; ci vorranno alcuni minuti per parte. Scolatele su carta assorbente, e solo alla fine salatele.
per 4 persone
Lessate in acqua salata a bollore un piccolo cavolfiore al quale avrete tolto le foglie esterne più dure (quelle interne invece tenetele). Scolatelo e lasciatelo raffreddare completamente.
In una terrina mescolate il cavolfiore sbriciolato con una forchetta, 2 uova sbattute, 4 cucchiai di farina, 3 cucchiai di parmigiano grattugiato, sale, pepe, formando un impasto piuttosto denso. Prelevate l’impasto a cucchiaiate e friggetelo in una padella con 3 dita di olio per friggere bollente. Se le crocchette non formano degli agglomerati compatti durante la cottura, ma tendono a disgregarsi, significa che bisogna aggiungere farina all’impasto. Quanta, è difficile stabilirlo: dipende dalla grandezza delle uova e del cavolfiore.
Rigirate le crocchette quando sul lato cotto si sarà formata una crosticina dorata; ci vorranno alcuni minuti per parte. Scolatele su carta assorbente, e solo alla fine salatele.
venerdì 22 gennaio 2010
Storia di un gatto viaggiatore
[Riassunto dall'articolo pubblicato su Il Giornale del 21/01/2010]
La proprietaria aveva cominciato a preoccuparsi qualche anno fa, vedendolo tornare ogni santo giorno dopo diverse ore senza un graffio e senza un morso, anzi sereno e contento. Un giorno, seguendo le sue orme, Mrs. Sue Finder agguantò il proprio gatto mentre tentava di salire sul bus numero 3, che ferma proprio davanti alla casa della signora. A quel punto l'autista scese e, con garbo ma fermezza, chiese alla legittima proprietaria (a lui ignota) perché volesse vietare al micio il suo giro quotidiano a bordo del pullman. Fu così che la signora Finder scoprì dove andava ogni giorno il suo gatto, e come mai tornasse così pacifico e sereno. "Amava molto le persone: evidentemente seguiva la gente che saliva sull'autobus davanti casa e si beava di restare assieme a loro per tutto il tempo del viaggio".
La storia del "gatto pendolare" ha fatto il giro dell'Inghilterra l'anno scorso, quando da Plymouth, città di origine del felino viaggiatore, si è sparsa la notizia; e il felino in questione, Casper il suo nome, è diventato una vera celebrità. Tanto che l'altro giorno, non vedendolo salire a bordo del bus, qualcuno ne ha chiesto notizie.
Purtroppo il caro Casper è stato investito da un automobilista che non gli ha nemmeno prestato soccorso. "Non avrò mai più un gatto simile" ha detto una Sue depressa e piangente all'Herald Tribune di Plymouth. "Un gatto così amante delle persone, così rispettoso ed educato".
Casper, una volta salito sul bus, era solito mettersi seduto se c'era un posto libero, oppure girare con la coda frusciante tra le gambe dei viaggiatori che gli dispensavano montagne di carezze, alle quali lui rispondeva spesso con poderose fusa. Una volta al capolinea, era la volta degli autisti: altre coccole, e cibo. Fino a quando, al ritorno, il bus fermava davanti alla sua casa e Casper scendeva dando prima una occhiata alle spalle, come ringraziasse per il giretto e per la compagnia.
"Addio Casper, sei stato un gran gatto" ha riassunto per tutti un anonimo passeggero del bus n°3.
La proprietaria aveva cominciato a preoccuparsi qualche anno fa, vedendolo tornare ogni santo giorno dopo diverse ore senza un graffio e senza un morso, anzi sereno e contento. Un giorno, seguendo le sue orme, Mrs. Sue Finder agguantò il proprio gatto mentre tentava di salire sul bus numero 3, che ferma proprio davanti alla casa della signora. A quel punto l'autista scese e, con garbo ma fermezza, chiese alla legittima proprietaria (a lui ignota) perché volesse vietare al micio il suo giro quotidiano a bordo del pullman. Fu così che la signora Finder scoprì dove andava ogni giorno il suo gatto, e come mai tornasse così pacifico e sereno. "Amava molto le persone: evidentemente seguiva la gente che saliva sull'autobus davanti casa e si beava di restare assieme a loro per tutto il tempo del viaggio".
La storia del "gatto pendolare" ha fatto il giro dell'Inghilterra l'anno scorso, quando da Plymouth, città di origine del felino viaggiatore, si è sparsa la notizia; e il felino in questione, Casper il suo nome, è diventato una vera celebrità. Tanto che l'altro giorno, non vedendolo salire a bordo del bus, qualcuno ne ha chiesto notizie.
Purtroppo il caro Casper è stato investito da un automobilista che non gli ha nemmeno prestato soccorso. "Non avrò mai più un gatto simile" ha detto una Sue depressa e piangente all'Herald Tribune di Plymouth. "Un gatto così amante delle persone, così rispettoso ed educato".
Casper, una volta salito sul bus, era solito mettersi seduto se c'era un posto libero, oppure girare con la coda frusciante tra le gambe dei viaggiatori che gli dispensavano montagne di carezze, alle quali lui rispondeva spesso con poderose fusa. Una volta al capolinea, era la volta degli autisti: altre coccole, e cibo. Fino a quando, al ritorno, il bus fermava davanti alla sua casa e Casper scendeva dando prima una occhiata alle spalle, come ringraziasse per il giretto e per la compagnia.
"Addio Casper, sei stato un gran gatto" ha riassunto per tutti un anonimo passeggero del bus n°3.
martedì 19 gennaio 2010
E' meglio sbagliare, qualche volta?
Tutti possono sbagliare, anche lavorando. Se sbagli lavorando, in qualche lavoro è un problema grave, in qualche altro lavoro lo è meno.
Se sbaglia il medico a operare?
Se sbaglia il progettista a calcolare le strutture?
Se sbaglia l'avvocato a difendere l'innocente?
...E se sbaglia il boia?! O_o
Se sbaglia il medico a operare?
Se sbaglia il progettista a calcolare le strutture?
Se sbaglia l'avvocato a difendere l'innocente?
...E se sbaglia il boia?! O_o
domenica 17 gennaio 2010
Ricetta scaloppine ai funghi
Nota: i funghi porcini secchi hanno un rapporto costo/peso molto elevato, ma ne basta un pizzico per insaporire un piatto. Compratene un pacchetto anche piccolo, vi durerà più di quanto pensiate.
per 2 persone
Mettete in una tazza di acqua tiepida una manciata di funghi porcini secchi ad ammollare per mezz’ora.
Passate nella farina delle fettine di vitello, circa 250 grammi. Doratele su entrambi i lati a fuoco medio in una padella in cui avrete fatto sciogliere un pezzetto di burro, salate, pepate, togliete dalla padella e conservate in un piatto.
Scolate i funghi, strizzateli, tagliateli a pezzetti e rosolateli nella stessa padella, in cui avrete fatto sciogliere un altro pezzetto di burro, insieme a una piccola cipolla bianca affettata finemente.
Aggiungete quindi un bicchierino di vino bianco e 100 ml di panna da cucina, cuocete a fuoco lento finché il sughetto si è addensato un po’, quindi unite le fettine tenute da parte e ripassarle su entrambi i lati per un paio di minuti, in modo da farle bene insaporire.
per 2 persone
Mettete in una tazza di acqua tiepida una manciata di funghi porcini secchi ad ammollare per mezz’ora.
Passate nella farina delle fettine di vitello, circa 250 grammi. Doratele su entrambi i lati a fuoco medio in una padella in cui avrete fatto sciogliere un pezzetto di burro, salate, pepate, togliete dalla padella e conservate in un piatto.
Scolate i funghi, strizzateli, tagliateli a pezzetti e rosolateli nella stessa padella, in cui avrete fatto sciogliere un altro pezzetto di burro, insieme a una piccola cipolla bianca affettata finemente.
Aggiungete quindi un bicchierino di vino bianco e 100 ml di panna da cucina, cuocete a fuoco lento finché il sughetto si è addensato un po’, quindi unite le fettine tenute da parte e ripassarle su entrambi i lati per un paio di minuti, in modo da farle bene insaporire.
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cucina,
secondi piatti
venerdì 15 gennaio 2010
La soluzione per la crisi è "tener botta" o ci sta sfuggendo qualcosa?
Ecco l'articolo su www.sullanotizia.com.
sabato 9 gennaio 2010
Essere donna oggi (cit.) - vedi anche www.sullanotizia.com
Le due morti neonatali degli scorsi giorni negli ospedali italiani offrono ai notiziari l'occasione per rinfrescare alcune statistiche. Per esempio quella sul costante aumento dei tagli cesarei, che oggi si attestano al 35% dei parti totali nel nostro paese. Sono tanti, considerando che il taglio cesareo dovrebbe essere praticato solamente in caso di parti problematici, e considerando anche che la gravidanza e il parto non sono patologie ma processi naturali - tra l'altro anche molto salutari per il metabolismo della donna.
Tra le cause di questo aumento figurano indubbiamente il crescente numero di problematicità legate al parto. E casualmente, ci sono sempre più parti in età "avanzata", ovvero dopo i 35 anni. Casualmente? I medici confermano che non è un caso. La donna, il mammifero femmina di homo sapiens sapiens, ha il proprio culmine di fertilità tra i 20 e i 30 anni di età, decade che rappresenta anche il periodo ideale per la gravidanza e l'accudimento dei piccoli, per tutta una serie di ragioni (sollevare e portare in giro un peso di 10 kg a 25 anni o a 35 anni non è la stessa cosa, tanto per dirne una). La fertilità è comunque buona fino ai 35 anni, mentre si abbatte dopo, con abbinati problemi di gestazione e complicazioni varie, specialmente se si tratta della prima gravidanza.
Sappiamo tutti perché le donne diventano mamme sempre più tardi: studiano di più, lavorano, fanno carriera, cercano la realizzazione personale, tutte cose buone e giuste. E' un mondo difficile, quello in cui viviamo, e le donne lo sperimentano più degli uomini. Per cui l'adagio "ai figli ci penserò più avanti perché adesso devo sistemare la carriera" sta quasi scomparendo, dal momento che "più avanti" sta diventando la normalità. Se proviamo ad intervistare delle 25enni italiane a proposito di una eventuale gravidanza (a 25 anni), risponderanno perlopiù stupite ed inorridite. "Ma come?! E' così presto! Sono così giovane!". Di conseguenza si è diffuso anche l'equivoco che "siccome non posso fare dei figli a 25 anni ma li farò forse a 35, e siccome tutte le altre fanno come me, allora questo è normale, allora questo si può fare senza problemi". Salvo poi disperarsi quando il figlio tarda misteriosamente ad arrivare.
Ricordate la teoria dell'evoluzionismo di Lamarck? La giraffa ha il collo lungo perché sforzandosi di allungarlo durante la propria vita per mangiare foglie più in alto, trasmette lo "sforzo" in termini di patrimonio genetico ai propri piccoli. Così se tante donne si sforzano di non fare figli fino a 35 anni, arrivate a 35 anni il corpo obbedisce e sforna il figlio, non prima. Questo si sente dire anche nelle chiacchiere da bar, più o meno...
Notoriamente, la teoria di Lamarck è stata smentita, mentre è stata confermata quella Darwiniana. Ovvero: forse, se le donne continueranno a voler fare figli dopo i 35 anni, il patrimonio genetico umano andrà sempre più verso quella direzione. Infatti riusciranno a proliferare solo quelle donne che riusciranno a portare a termine queste problematiche gravidanze, e che trasmetteranno il gene della "maternità anziana" alla prole, mentre le donne che riescono a proliferare soltanto nell'età biologicamente idonea non riusciranno a figliare e quindi a portare avanti le proprie caratteristiche. Questo potrebbe succedere perché l'istinto di conservazione della specie (e quindi del patrimonio genetico che la rappresenta) si indirizzerà necessariamente verso la salvezza, quella che sia la strada. Ma il percorso è lungo, e qui entra in scena il fattore tempo: qualsiasi tipo di evoluzione biologica dovesse intraprendere la specie umana, essa seguirà tempi biologici, non certo tempi storici, come già scriveva il professor Enzo Tiezzi nel 1987.
Questo significa che sì, se vogliamo la donna emancipata e il figlio "dopo, con comodo", possiamo con fiducia continuare a fare come stiamo facendo oggi: tra qualche milione di anni avremo neomamme di 40 anni perfettamente efficienti e fertili al momento giusto.
Nel frattempo, se non avete niente in contrario, sono previsti milioni di donne future che non riusciranno a rimanere incinte, aborti spontanei, malformazioni incurabili, cure per la fertilità che falliranno, senso di impotenza e di inutilità diffuso nel genere femminile, crisi di coppia, eccetera. Chi è disposta a sacrificare la propria vocazione di mamma per il progresso (?) della doppia elica, si faccia avanti!
Tra le cause di questo aumento figurano indubbiamente il crescente numero di problematicità legate al parto. E casualmente, ci sono sempre più parti in età "avanzata", ovvero dopo i 35 anni. Casualmente? I medici confermano che non è un caso. La donna, il mammifero femmina di homo sapiens sapiens, ha il proprio culmine di fertilità tra i 20 e i 30 anni di età, decade che rappresenta anche il periodo ideale per la gravidanza e l'accudimento dei piccoli, per tutta una serie di ragioni (sollevare e portare in giro un peso di 10 kg a 25 anni o a 35 anni non è la stessa cosa, tanto per dirne una). La fertilità è comunque buona fino ai 35 anni, mentre si abbatte dopo, con abbinati problemi di gestazione e complicazioni varie, specialmente se si tratta della prima gravidanza.
Sappiamo tutti perché le donne diventano mamme sempre più tardi: studiano di più, lavorano, fanno carriera, cercano la realizzazione personale, tutte cose buone e giuste. E' un mondo difficile, quello in cui viviamo, e le donne lo sperimentano più degli uomini. Per cui l'adagio "ai figli ci penserò più avanti perché adesso devo sistemare la carriera" sta quasi scomparendo, dal momento che "più avanti" sta diventando la normalità. Se proviamo ad intervistare delle 25enni italiane a proposito di una eventuale gravidanza (a 25 anni), risponderanno perlopiù stupite ed inorridite. "Ma come?! E' così presto! Sono così giovane!". Di conseguenza si è diffuso anche l'equivoco che "siccome non posso fare dei figli a 25 anni ma li farò forse a 35, e siccome tutte le altre fanno come me, allora questo è normale, allora questo si può fare senza problemi". Salvo poi disperarsi quando il figlio tarda misteriosamente ad arrivare.
Ricordate la teoria dell'evoluzionismo di Lamarck? La giraffa ha il collo lungo perché sforzandosi di allungarlo durante la propria vita per mangiare foglie più in alto, trasmette lo "sforzo" in termini di patrimonio genetico ai propri piccoli. Così se tante donne si sforzano di non fare figli fino a 35 anni, arrivate a 35 anni il corpo obbedisce e sforna il figlio, non prima. Questo si sente dire anche nelle chiacchiere da bar, più o meno...
Notoriamente, la teoria di Lamarck è stata smentita, mentre è stata confermata quella Darwiniana. Ovvero: forse, se le donne continueranno a voler fare figli dopo i 35 anni, il patrimonio genetico umano andrà sempre più verso quella direzione. Infatti riusciranno a proliferare solo quelle donne che riusciranno a portare a termine queste problematiche gravidanze, e che trasmetteranno il gene della "maternità anziana" alla prole, mentre le donne che riescono a proliferare soltanto nell'età biologicamente idonea non riusciranno a figliare e quindi a portare avanti le proprie caratteristiche. Questo potrebbe succedere perché l'istinto di conservazione della specie (e quindi del patrimonio genetico che la rappresenta) si indirizzerà necessariamente verso la salvezza, quella che sia la strada. Ma il percorso è lungo, e qui entra in scena il fattore tempo: qualsiasi tipo di evoluzione biologica dovesse intraprendere la specie umana, essa seguirà tempi biologici, non certo tempi storici, come già scriveva il professor Enzo Tiezzi nel 1987.
Questo significa che sì, se vogliamo la donna emancipata e il figlio "dopo, con comodo", possiamo con fiducia continuare a fare come stiamo facendo oggi: tra qualche milione di anni avremo neomamme di 40 anni perfettamente efficienti e fertili al momento giusto.
Nel frattempo, se non avete niente in contrario, sono previsti milioni di donne future che non riusciranno a rimanere incinte, aborti spontanei, malformazioni incurabili, cure per la fertilità che falliranno, senso di impotenza e di inutilità diffuso nel genere femminile, crisi di coppia, eccetera. Chi è disposta a sacrificare la propria vocazione di mamma per il progresso (?) della doppia elica, si faccia avanti!
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